Inizialmente il Salone Grande era un ambiente buio, chiuso da un enorme portone in legno che si apriva sulla vigna e da una piccola porta sprangata sul lato strada.
In questa zona che in tempi andati veniva chiamata la "porta morta" erano ammassati attrezzi, macchinari e anche un trattore. Non c’era pavimento, solo terra battuta mentre i muri imbiancati di calce ormai ingrigita e ricoperti da uno spesso strato di ragnatele, facevano da sfogo ai sali minerali che, insieme all'umidità di risalita dal terreno, formavano uno strato dall'aspetto ammuffito sulla superficie dei mattoni. Il buio pozzo, invece di essere all'esterno, si trovava proprio qui ed era nascosto da un coperchio in cemento, azionato da una pompa arruginita che convogliava l'acqua in una vasca di eternit posta al primo piano. Quando arrivammo qui, seppure la casa fosse abitata, non c'era nemmeno l'allacciamento all'acquedotto!
Feci centrare ed ingrandire la porta di accesso sul lato strada e feci applicare una fascia di intonaco bianco per mascherare un orribile muro in mattoni di fattura più recente, il cui smantellamento avrebbe richiesto un prezzo troppo alto. La fascia di intonaco mi servì però anche per far inserire il magnifico rosone antico in ferro battuto che alla casa ha regalato un nuovo volto. Il portone in legno sul retro venne sostituito con una spettacolare vetrata panoramica di 4x3 mt e feci aprire un passaggio sulla stessa stanza in cui in precedenza, come anche oggi, c'era un camino. Poi arrivò un pavimento in ceramica con inserti di marmo, i muri levigati di scagliola bianca, gli specchi molati e un bellissimo lampadario di pregiata fattura veneziana.
Una grande lente in vetro venne messa sul pozzo ormai illuminato e il vecchio portoncino che una volta metteva in sicurezza la vera parte abitata, fu sostituito da un arioso cancello in ferro battuto con reminiscenze di gusto ispanico-rinascimentale.
Da un rigattiere trovammo le applique gigantesche che nessuno voleva avere perché troppo grandi ma che all’Oasi La Martina sono tornate a risplendere, anche a lume di candela, per cene particolarmente romantiche!
Uno stipo dell'800 in legno di ciliegio proveniente dall'Appennino, il grande comò "filippino" su cui troneggia la mia raccolta di orchidee e il tavolo ovale sono gli unici arredi di questo ambiente che, con la sua gigantesca vetrata, inganna gli Ospiti con un incredibile effetto trompe-l'oeil senza soluzione di continuità: in pieno inverno o sotto al sole della più torrida estate dovrete guardare bene per capire se siete al chiuso o all'aperto, se siete entrati in casa o se siete già usciti in giardino...
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A tutela della sicurezza interna, i locali comuni sono monitorati ininterrottamente tramite un impianto di registrazione video.
È disponibile una copertura gratuita Wi-Fi ma NON abbiamo la televisione!